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La lotta perenne tra il denaro e il Bene

La lotta perenne tra il denaro e il Bene

Autore: Editoriale di Padre Maurizio Patriciello
Data: 09/03/2017 06:02:33

“La lotta non è tra l’ eroe e il giusto, non è tra il saggio e il santo. È tra il denaro, da solo, da una parte, e dall’ altra parte tutti insieme l’eroe, il giusto, il saggio e il santo. È tra il denaro e tutte le spiritualità”: così Charles Peguy in “Cartesio e la filosofia cartesiana”. Peguy non è san Pietro di Alcantara o san Giovanni della croce.

È, però, una persona che pensa, osserva, ascolta, si confronta. Una persona onesta che sa guardare negli abissi del suo cuore senza paura. Un uomo che ha compreso che l’ essere umano è abitato dal mistero e lo mette in guardia dai nemici e dalle trappole disseminate sul suo cammino. Facciamo tesoro di queste parole, in questi momenti di grande sofferenza e confusione. Tra l’ altro le possiamo ritrovare nei vangeli. Il denaro, dunque, eserciterebbe su di noi questa attrazione illogica, capace di inquinare e rovinare anche i sentimenti e i legami più profondi. Una forza malefica con cui tutti dobbiamo tutti fare i conti. Abbiamo bisogno della gioia.

Ne avvertiamo il fascino e il richiamo.

La desideriamo. La sogniamo. La bramiamo. Non è un male. Al contrario, è uno stimolo a non rimanere con le mani in mano. Una forza che ci fa prendere il largo, navigare, scendere negli abissi, scalare le montagne, spostare la meta sempre più avanti. E questo è un bene. Ma perché la gioia tenta sempre a nascondersi? Perché non si trova ai crocicchi delle strade? Siamo caduti in una grande equivoco. Una trappola tanto bene camuffata da non essere individuata a prima vista. Non conoscendo l’ indirizzo esatto della gioia ci siamo affidati a informatori e guide inesperti. Abbiamo dato credito al primo arrivato. Abbiamo creduto all’ equazione “più denaro più gioia”, “più denaro più serenità”. “Più denaro più felicità”. E ci siamo gettati a capofitto.

E nel farlo non ci siamo accorti di allontanarci sempre di più dalla meta. Un altro grande scrittore francese del secolo scorso, Georges Bernanos, facendo in qualche modo eco a Peguy scriveva: « La Chiesa dispone della gioia, di tutta la parte di gioia riservata a questo triste mondo. Quel che fate contro di essa lo avete fatto contro la gioia». La Chiesa esperta della gioia? E dove ha attinto tanta competenza? E da chi avrebbe avuto il comando e l’ autorità di spargerla a piene mani? La Chiesa? Ma se tanti stessi suoi seguaci non sono stati immuni dalla forza funesta e bugiarda del denaro. È vero. Ma è vero anche il contrario. Madre Teresa di Calcutta era povera, estremamente povera. Terribilmente povera. La madre non possedeva niente eppure ha saputo donare tutto.

E insieme al pane ha donato ai poveri la gioia di sentirsi amati. No, non sono le cose che riempiono il cuore. Non è nell’ ammassarle che troviamo la tanto agognata gioia. Non è nel sottrarle agli altri che saremo più felici. Eppure il denaro, sovente, riesce ad ammaliare anche i cuori più nobili.

Papa Francesco a Napoli disse: « La corruzione spuzza». La corruzione: una vera piaga per la nostra società. Un modo vigliacco per arraffare il denaro pubblico. Per rapinare il pane ai poveri e sprecarlo in vizi e bagordi. Ma perché mai degli uomini cui non manca il necessario e nemmeno il superfluo, che hanno raggiunto nella società invidiabili posti di potere e di comando, sono disposti a rischiare di perdere tutto per soddisfare questa sete anomala e malata dell’ accumulare? Il denaro esercita una forza incredibile.

Partiamo da questa verità. Perciò occorre una forza maggiore per neutralizzare l’ energia che emana. Il cristiano che fa sul serio sa di poterla trovare nella fede. In quella Chiesa che, a detta di Bernanos, ha le chiavi per aprire lo scrigno della gioia. In quella Chiesa voluta da Gesù, segno di contraddizione e di speranza per tutti gli uomini, di tutti i luoghi, di tutti i tempi che verranno. È probabile che oggi abbia imboccato un sentiero sbagliato e mi sia allontanato dalla strada maestra. Ma questa sera riconoscerò l’ errore. E tornerò indietro. E chiederò perdono. E tenterò di riparare il danno.

Don Giuseppe De Luca scriveva: « Il prete è un uomo che muore ogni sera e ogni mattina rinasce come il sole, diverso e sempre uguale». Credo che queste parole possono valere per ogni cristiano. Ma chi non ha il dono della fede? Ha sempre il dono dell’ intelligenza e della ragione. Della volontà e della capacità di scegliere. L’ eroe e il giusto, il saggio e il santo sono avvisati. Non gli uni contro gli altri. Il vero nemico è il denaro. E per averlo ci sono uomini disposti a mentire e osannare, rubare e corrompere, uccidere e tradire. Adulare e calunniare. Concludiamo ricorrendo ancora a Peguy: « La lbertà è la più bella invenzione di Dio». Non sprechiamola. Puntiamo diritti alla gioia.


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